mercoledì 2 aprile 2014

(Esca) Foto-Recensione: Cosimo Ruggieri


Nostalgie Pop e tecno-evangeliche negli scatti di Cosimo Ruggieri

 

Di Sarah Panatta

 


Guardare nella vetrina o guardare dalla vetrina. La realtà produce riflessi e deborda muta in simboli, solo nel momento in cui l’obiettivo li perimetra.
E sono luci impastate a discromie materiche, passaggi temporali paralizzati dalla quotidianità dell’uso, dal mercato delle emozioni.
Cosimo è attirato dal gorgo apparentemente monodimensionale dell’immagine di immagine.


Si apposta nel campo tutt’altro che aperto dell’asfalto iperurbano, nell’architettura ronzante e statica di palazzi e tombe, negozi musei, strade-esposizioni, marciapiedi-cartolina. Non cerca il racconto perfetto nell/dell’attimo, o la dinamica delle ombre più o meno umane, né la descrizione didascalica di un paesaggio complesso. Cosimo aleggia come mosca impertinente eppure timida, ma pur sempre ingorda, intorno al banchetto di riproduzioni antropiche, immagini di immagini, vibranti, passeggere e solide.

Cosimo Ruggieri e l’oggetto dell’oggi.            

Tra la nostalgia di un passato membrana che si avvolge intorno alla paratia esausta della civiltà occidentale, corrosa dai suoi stessi riti e sempre attratta dai propri inganni. E il percorso futuribile dei ritratti/arnesi/contenitori creati e manipolati da artisti, turisti, studenti, automobilisti, passanti, scultori della polvere e dell’ignoto. Immagini di immagini.
Spesso nei suoi scatti pop, incapsulati tra voglia di realismo e amore del cyber punk nascosto in ogni possibilità della routine, Cosimo mette in vetrina le vetrine del mondo.
Pone in mostra e rieduca al fruitore ciò che ha già subito trasformazione. Non gli interessa il naturalismo di pose incontrollate, un capello sfuggito al vento, un albero inquieto, una lite tra vicini. Bensì la piega artificiale della realtà precostituita e già avvezza ad altri troppi obiettivi.


Il manufatto metallico uscito da una fucina con il cartellino ben leggibile, il mezzobusto di una statua-rottame, il cuscino insolitamente candido di un cagnolino ben ammaestrato, la curvatura di una vetrina (appunto) che intercetta e spezza volti, insegne, graffiti, pubblicità, immemore negli occhi di una ragazza che ai bordi della visione testimonia altre storie, invisibili.

Una società che respira negli spazi fortuiti lasciati dalle sovrastrutture secolari. Gli scatti di Cosimo Ruggieri sono interrogativo di forme, esplorazione del già fatto, catalogazione eccentrica del presente-passato che si protende senza coordinate, accasciato ma in alta definizione, al domani.

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