sabato 1 marzo 2014

(esca)Poesia: Lorenzo Poggi


L’uva asprigna

Assaggio quest’uva asprigna

scesa dalle colline brumose

e cresciuta nel fango

dei filari zappati a mano.

Non è generoso il clima su queste colline.

L’autunno comincia ad agosto

e l’inverno è lungo sei mesi.

La gente ha lo sguardo duro

e scruta il cielo con la mascella serrata.

Quando cade la neve

ci si chiude in casa,

nel camino si consuma il legno

tagliato a misura d’estate

e accatastato nel ripostiglio protetto.

 

Darà vino asprigno con sapori di zolfo

quest’uva che non vuol maturare.

Ma la gente di qui non se ne preoccupa.

Sono secoli che beve vino asprigno con sapori di zolfo.

La gente qui ha lo sguardo duro

e sfida il cielo con la mascella serrata.

Sono quadrate qui le mascelle, uomini e donne.

Sono facce scolpite nel legno

nei lunghi inverni davanti al camino.

Sono facce che sanno del fango

quando scende dalle colline brumose.

 

Arriva la sera col fieno sopra la testa

per il mangiar dei conigli, il trogolo per il maiale,

il vitello che scalcia nella stalla impaziente.

A cena il tavolo vicino al camino

che fa luce fioca su sedie di paglia

abitate da facce con mascelle quadrate

lo sguardo fisso per una preghiera,

la minestra che fuma nella scodella.

 

Torna l’alba per andare nei campi,

la zappa e la vanga per l’orto,

i buoi a tirare l’aratro, il vomere che scava la terra,

e ancora, alla semina, metterla incinta.

Le facce scolpite nel legno scrutano il cielo

senza un lamento perché tutto è già scritto

e non ci si può fare niente.

 

Sale la bruma dalle colline,

attacca i filari di vite nel fango

ne sconvolge i sapori,

fa asprigni i filari dell’uva.

Ma la gente di qui non se ne preoccupa.

Sono secoli che qui la gente

beve vino asprigno con sapori di zolfo.


Lorenzo Poggi

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