Riflessi nelle fotografie
di Roberto Guglielman
di Iolanda La Carrubba
Si muovono mondi di destrutturazioni ottiche, nelle
inquadrature nitide con i soggetti a mezzo fuoco che vivono in essa. In questi
luoghi illusori e frangibili, tutto domina la percezione della stasi facendola
vibrare di altra vita, una vita fatta di fotogrammi. L’immagine tangibile si
impadronisce dell’invisibile, dei mondi del fotografo.
Là dove si esige una “caccia al soggetto” ecco che
lo stesso evapora nella fantasia di Roberto Guglielman, al punto tale da
tramutarsi in altro, nella soggettiva propria del pensiero dell’autore.
Negli ambienti del “sentire” di Roberto, la forma è
impercettibile, come racchiusa in una bolla di sapone e nel guardare il viaggio
della sfera in questi mondi romani, sembra di riascoltare la poesia del
Trilussa che suggerisce:
“…ner vede quela palla cristallina/che rispecchiava come una vetrina
tutta la robba che ciaveva intorno…”
poi continua “…la maggior parte de le cose,sta chiusa in una goccia...”
La goccia così come una lacrima piena di contrastanti sentimenti , imprigiona l’eterno
attimo del vero, per elargirlo rimodellato all’arte per un mondo vasto, vestito di momenti.
Il contatto veritiero che Roberto Guglielman cerca nei suoi scatti attraversando la vita,
prende una forma nuova, una dimensione incontaminata ma esatta fatta di orizzonti mutanti e mutabili, nei quali si percepisce una volontà di trovare certezze.
“L’arte vola intorno la verità, ma con la ferma intenzione di non bruciarsi. La sua abilità
consiste di trovare un luogo, nella vuota oscurità, in cui il raggio di luce, senza che prima sia stato possibile accorgersene, possa essere catturato in tutto il suo vigore.” (Franz Kafka)
La fotografia si anima del patos dell’artista, assorbe, emana, possibilità e meditazioni
simbiotiche, colte ma allo stesso tempo disinvolte e disimpegnate dal ruolo politico a cui lo scatto fotografico spesso è sottoposto.
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