domenica 1 settembre 2013

Vacancy-Domenico Donatone "mostra al castello di Otranto"


De Chirico e il Salento. Una mostra al castello aragonese di Otranto.

di Domenico Donatone
 
 
 

Tra i luoghi d’Italia da visitare il Salento è sicuramente ai primi posti. Fatta eccezione per le città d’arte che sono mete a se stenti, protagoniste assolute della storia, come Roma, Milano, Venezia, Torino, Firenze, Napoli, Palermo, per cui visitarle richiede un’attenzione maggiore rispetto alla stessa distensione del viaggio, si può scegliere di visitare luoghi più adatti alla propria indole. Per cui visti i gioielli, toccato con mano gli ori, ci si può dedicare a un tipo di scoperta meno impegnativa e più distesa, meno vincolante a qualcosa che in Italia funziona benissimo: la scoperta di luoghi che possiedono un’entità plurima di bellezza, inversamente proporzionata a quella delle grandi città d’arte che sono un unicum del bello. Lontano dai centri urbani affollati e occupati da un turismo invadente, una ragione in più per allontanarsi dal centro per andare in periferia è insita nella scoperta di una condizione di integrità e d’incanto. La bellezza è preservata da una controllata frequentazione, da una moderazione della stessa scoperta. In questo modo molte località d’Italia sopravvivono e sono accessibili grazie ai pochi che la vivono. Luoghi che si possono visitare anche se non si dispone di molto denaro, grazie alla possibilità di diverse soluzioni itineranti. Certo anche vedere le cose, conoscerle, ha un costo. Occorre per la bellezza, così come per circondarsi del piacere di alcune belle donne, un quantitativo specifico di danaro senza il quale non si può ottenere nulla, né piacere e né scoperta, e chi non ha denaro non ha niente! È triste testimoniarlo, ma sopperire alla mancanza di denaro è una delle cose più drammatiche che possa accadere ad una persona. Accertato che conoscere Venezia significa avere la possibilità economica di recarsi a Venezia, rimane la possibilità di conoscere luoghi e paesi a torto ritenuti marginali, che hanno il fascino di non essere esigenti con il visitatore. Il Salento è una terra che mette chi la visita nella condizione di immergersi subito nella storia e nella realtà che le sono proprie. A questo punto non dirò dei luoghi che ho visitato come meraviglia di un’Italia che scompare anche sotto questo profilo ogni giorno di più, ma dirò della necessità di trovare ovunque cultura, mostre, libri, quadri, incontri e lezioni impreviste. Un filo conduttore del sapere che ha bisogno di conferme. Il connubio meglio riuscito sotto questo profilo è sicuramente la mostra allestita nelle stanze del castello aragonese della città di Otranto, dal titolo De Chirico. Il mistero e la poesia (dal 8 giugno al 29 settembre 2013). L’esposizione monografica a cura di Franco Calarata illustra il percorso dell’opera di Giorgio de Chirico all’insegna della Metafisica, intesa dal maestro come caratteristica dei soggetti (teste anonime, manichini, statue greche, templi classici, treni in lontananza, piazze deserte ed archi vuoti), che scorre lungo le diverse fasi stilistiche del suo lavoro. Decisamente folgorante sul piano della sintesi semantica è il tema Metafisica al sud, all’interno della rassegna collaterale della mostra, dal titolo Enigma di un pomeriggio d’estate. La rassegna degli eventi offre la possibilità di compiere inconsuete esplorazioni nel territorio pugliese, attraverso la visione pittorica dell’artista padre della metafisica. Il video, realizzato da Chiara Idrusa Scimieri, Visioni mediterranee, (produzione Orione s.r.l.), accresce di contenuti la mostra, in sostanza accademica e formale, e alimenta una ricerca ulteriore del senso moderno della metafisica con una sequenza ben ordinata di immagini della Puglia, delle sue città e delle sue coste, che riflettono la filosofia del pittore Giorgio de Chirico. Il docu-film della Scimieri ha il merito di aggiungere atmosfere oniriche e misteriche al già rigoroso ordine semantico della metafisica. Atmosfere che cavalcano in senso ludico e metamorfico quale può essere oggi il significato della Magna Grecia. Se non solo il Sud, soprattutto il Sud, nell’intersezione di riti e figurazioni artistico-religiose, rappresenta la metafisica come ragione di un sentimento non solo esterno ma interno alla storia narrata in senso storiografico e proporzionale all’antropologia culturale. Un pensiero antico che gioca a pensarsi in avanguardia.
 
 
 
Se ardimentoso ed azzardato può sembrare l’accostamento della pittura metafisica all’arte barocca e rococò di molte chiese di Lecce e di Gallipoli, il punto di soluzione tra l’architettura classica e la pittura metafisica di de Chirico si trova a Santa Maria di Leuca, nel bellissimo piazzale antistante la cattedrale detta di Finibus terrae. Fine della terra. Inizio del mare. Punta estrema della Puglia e parte terminale del Salento. Lì, sotto gli archi moderatamente alti, non imponenti e quasi familiari, a struttura geometrica rigida circostante la piazza del faro, si può trovare quel connubio tra natura, arte e pittura proposto nella mostra di Otranto. Una soluzione doppiamente efficace sia sul piano figurativo che architettonico e degna del pensiero di de Chirico, secondo il quale «senza la riscoperta del passato, non è possibile la scoperta del presente». Principio che evidentemente è stato recepito e assimilato anche da artisti pugliesi contemporanei, che sono Antonio Giannini, Beppe Labianca, Oronzo Liuzzi e Vincenzo Mascoli, inseriti nella struttura filologica della mostra di Otranto con il presupposto di ottenere una riflessione possibile sul tema della storia e della memoria attuale. Tutto il presente ci appare attraverso la sua storia, così come la bellezza ci appare nella forza, nell’enigma e nel mistero della sua stessa rappresentazione. A Otranto come a Gallipoli, a Ostuni come a Santa Maria di Leuca, la pittura di de Chirico unita al deserto delle strade e delle piazze pugliesi incontra nel visitatore un inaspettato motivo di festa e di sorpresa.

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