De Chirico e il Salento. Una mostra
al castello aragonese di Otranto.
di
Domenico Donatone
Tra
i luoghi d’Italia da visitare il Salento è sicuramente ai primi posti. Fatta
eccezione per le città d’arte che sono mete a se stenti, protagoniste assolute
della storia, come Roma, Milano, Venezia, Torino, Firenze, Napoli, Palermo, per
cui visitarle richiede un’attenzione maggiore rispetto alla stessa distensione
del viaggio, si può scegliere di visitare luoghi più adatti alla propria
indole. Per cui visti i gioielli, toccato con mano gli ori, ci si può dedicare
a un tipo di scoperta meno impegnativa e più distesa, meno vincolante a qualcosa
che in Italia funziona benissimo: la scoperta di luoghi che possiedono
un’entità plurima di bellezza, inversamente proporzionata a quella delle grandi
città d’arte che sono un unicum del
bello. Lontano dai centri urbani affollati e occupati da un turismo invadente,
una ragione in più per allontanarsi dal centro per andare in periferia è insita
nella scoperta di una condizione di integrità e d’incanto. La bellezza è
preservata da una controllata frequentazione, da una moderazione della stessa
scoperta. In questo modo molte località d’Italia sopravvivono e sono
accessibili grazie ai pochi che la vivono. Luoghi che si possono visitare anche
se non si dispone di molto denaro, grazie alla possibilità di diverse soluzioni
itineranti. Certo anche vedere le cose, conoscerle, ha un costo. Occorre per la
bellezza, così come per circondarsi del piacere di alcune belle donne, un
quantitativo specifico di danaro senza il quale non si può ottenere nulla, né
piacere e né scoperta, e chi non ha denaro non ha niente! È triste
testimoniarlo, ma sopperire alla mancanza di denaro è una delle cose più
drammatiche che possa accadere ad una persona. Accertato che conoscere Venezia
significa avere la possibilità economica di recarsi a Venezia, rimane la
possibilità di conoscere luoghi e paesi a torto ritenuti marginali, che hanno
il fascino di non essere esigenti con il visitatore. Il Salento è una terra che
mette chi la visita nella condizione di immergersi subito nella storia e nella
realtà che le sono proprie. A questo punto non dirò dei luoghi che ho visitato
come meraviglia di un’Italia che scompare anche sotto questo profilo ogni
giorno di più, ma dirò della necessità di trovare ovunque cultura, mostre,
libri, quadri, incontri e lezioni impreviste. Un filo conduttore del sapere che
ha bisogno di conferme. Il connubio meglio riuscito sotto questo profilo è
sicuramente la mostra allestita nelle stanze del castello aragonese della città
di Otranto, dal titolo De Chirico. Il
mistero e la poesia (dal 8 giugno al 29 settembre 2013). L’esposizione
monografica a cura di Franco Calarata illustra il percorso dell’opera di
Giorgio de Chirico all’insegna della Metafisica, intesa dal maestro come
caratteristica dei soggetti (teste anonime, manichini, statue greche, templi
classici, treni in lontananza, piazze deserte ed archi vuoti), che scorre lungo
le diverse fasi stilistiche del suo lavoro. Decisamente folgorante sul piano
della sintesi semantica è il tema Metafisica al sud, all’interno della rassegna
collaterale della mostra, dal titolo Enigma
di un pomeriggio d’estate. La rassegna degli eventi offre la possibilità di
compiere inconsuete esplorazioni nel territorio pugliese, attraverso la visione
pittorica dell’artista padre della metafisica. Il video, realizzato da Chiara
Idrusa Scimieri, Visioni mediterranee,
(produzione Orione s.r.l.), accresce di contenuti la mostra, in sostanza
accademica e formale, e alimenta una ricerca ulteriore del senso moderno della
metafisica con una sequenza ben ordinata di immagini della Puglia, delle sue città
e delle sue coste, che riflettono la filosofia del pittore Giorgio de Chirico.
Il docu-film della Scimieri ha il merito di aggiungere atmosfere oniriche e
misteriche al già rigoroso ordine semantico della metafisica. Atmosfere che
cavalcano in senso ludico e metamorfico quale può essere oggi il significato
della Magna Grecia. Se non solo il Sud, soprattutto il Sud, nell’intersezione
di riti e figurazioni artistico-religiose, rappresenta la metafisica come
ragione di un sentimento non solo esterno ma interno alla storia narrata in
senso storiografico e proporzionale all’antropologia culturale. Un pensiero
antico che gioca a pensarsi in avanguardia.
Se ardimentoso ed azzardato può
sembrare l’accostamento della pittura metafisica all’arte barocca e rococò di
molte chiese di Lecce e di Gallipoli, il punto di soluzione tra l’architettura
classica e la pittura metafisica di de Chirico si trova a Santa Maria di Leuca,
nel bellissimo piazzale antistante la cattedrale detta di Finibus terrae. Fine
della terra. Inizio del mare. Punta estrema della Puglia e parte terminale del
Salento. Lì, sotto gli archi moderatamente alti, non imponenti e quasi
familiari, a struttura geometrica rigida circostante la piazza del faro, si può
trovare quel connubio tra natura, arte e pittura proposto nella mostra di
Otranto. Una soluzione doppiamente efficace sia sul piano figurativo che
architettonico e degna del pensiero di de Chirico, secondo il quale «senza la
riscoperta del passato, non è possibile la scoperta del presente». Principio
che evidentemente è stato recepito e assimilato anche da artisti pugliesi
contemporanei, che sono Antonio Giannini, Beppe Labianca, Oronzo Liuzzi e
Vincenzo Mascoli, inseriti nella struttura filologica della mostra di Otranto
con il presupposto di ottenere una riflessione possibile sul tema della storia
e della memoria attuale. Tutto il presente ci appare attraverso la sua storia,
così come la bellezza ci appare nella forza, nell’enigma e nel mistero della
sua stessa rappresentazione. A Otranto come a Gallipoli, a Ostuni come a Santa
Maria di Leuca, la pittura di de Chirico unita al deserto delle strade e delle
piazze pugliesi incontra nel visitatore un inaspettato motivo di festa e di sorpresa.
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