posso tutto ciò che voglio
penso mangerò
infinite lupare ai bordi isosceli. di trapezi immaginari
che lombrichi al lungomare di una spiaggia. e di un oblò
e vomiterò
altrettanti invertebrati incubi notturni
che potranno. se vorranno
essere fatali sulle orme immaginate
di tendoni alati e di invettive. contro
qualsiasi sorta
questo è ciò che penso.
e non c'è freddo, e non c'è dove
questo mi riscalda. le sementi
il buono odore
di polistirolo
di credenza, di magone?
vento di sud-est
corna di pavone.
poi vivrò
infinite vite
e morrò
infinite morti
a melone,
sui pesanti oblii
da spiazzate vie
de turgibus molestibus
I wanna see you soon
ogni miglior istinto ed ogni gioco di verità, ogni immaginario creativo, per me sono anche un'abilità.
RispondiEliminanella percezione e nel linguaggio destrutturato, ha origine la comunicazione e la soggettività, in un intorno (potenzialmente) infinito, di sensi e di vissuti possibili.
questo testo è del 2004, e da anche il titolo al mio blog http://cornadipavone.wordpress.com/
la poesia è un po’ rimiscelata rispetto all'originale, dopo alcune critiche per me comunque eccessive e ingiustificate, che avevo ricevuto tempo fa a livello di critica letteraria. e in effetti mi accorgo che questa nuova, ha un impianto forse eccessivamente tecnico. la versione considerata aggiornata, si trova in ogni caso sul mio blog, all'indirizzo http://cornadipavone.wordpress.com/2010/08/08/posso-tutto-cio-che-voglio/
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