mercoledì 1 maggio 2013

Vacancy: Desireè Massaroni

Piccole donne crescono ?
Le Donne dei romanzi e “le sveglie” (da) copia-incolla



Una giovane madre mi ha chiesto delle buone letture per una figlia tredicenne che si affaccia al mondo della letteratura. Per iniziare le consiglio un romanzo delle sorelle Brönte come Jane Eyre, Cime tempestose o della Austen come Ragione e sentimento, Orgoglio o pregiudizio o della Allende come La casa degli spiriti….ecc.
La giovane donna, dopo essere stata illustrata sul contenuto di questi romanzi, ribatte dicendomi che sono letture inopportune, fuor-(de)vianti-, non adatte alle ragazze di oggi.
“Sa, mia figlia è molto timida…oggi bisogna essere “sveglie”.
“Sveglie” è un termine che ho appreso precocemente, ma non dalla vituperata tv  bensì dal mondo della scuola dove, essere sveglio, intendeva una persona appunto “svelta”, nel senso di traffichina, presuntuosamente arrivista, furba, ruffiana, iper-estroversa (al limite dell’istrionismo),  che si fa valere e rispettare sfoderando le armi più  abiette consustanziali alla malignità e al bluff.
 “Sveglio” era ad esempio chi riusciva a ottenere un buon voto copiando (se ne deduce di conseguenza  che “fesso” era chi aveva raggiunto lo stesso voto, ma (che fesso!), studiando).
Sovente dal mondo degli adulti, seppur in modo indiretto, con l’invito all’omertà (e  alla non denuncia), si percepisce un’approvazione, un latente ma godurioso compiacimento, una promulgazione a quella condotta atta a “tirare fuori il carattere”, a fagocitare l’altro, a imporsi come animal-esse da palcoscenico.
Perché, si sa, il mondo fuori è un mors tua vita mea.
Penso che, una delle cause della crisi in Italia, sia la sovrabbondanza di gente “sveglia” laureatasi con tesucce utili al posto della carta igienica e promossa agevolmente agli esami perché, seppur non preparata, “sveglia”. Ci lamentiamo dei nostri politici, del fatto che per tutti i giovani laureati non ci sia lavoro ma, ognuno di noi, nel suo Io (che a quanto pare ha fagocitato il Super-Io), dovrebbe farsi un esame di coscienza e domandarsi se, la tesi che ha (scritto?), valga quanto un posto di lavoro. Perché queste “sveglie”, individuabili già dal modo di “portare” il corpo e di parlare, sono, proprio perché ‘ignoranti’, femmine tronfie.
E questa “svegliezza” è ben visibile nel copia-incolla delle suddette tesi e nel bassissimo livello culturale (e umano) di tali laureate. Le  ragazze “sveglie” sono femmine frequentemente prive non solo di spessore, ma di curiosità verso il mondo e di passione.

Sono donne che si stimano poco.

Ma soffermiamoci sulla debolezza foriera questo modello (o comportamento) di “donna-sveglia”.
Le Donne dei romanzi sopraccitati benché ragazze sensibili, romantiche, sognatrici, passionali, emotive, ingenue, educate, umili, sono tutte fanciulle caparbie, acute, lucide, intelligenti, colte, oneste, raffinate, coraggiose. Sono modelli di donna non depersonalizzati (come vige nell’odierna società) ma compatti per cui la sensibilità  non solo non esclude la razionalità ma le è affine, le è contigua, le è propria. Si tratta di donne che, senza abbassarsi a mezzucci fini a stessi, a maneggiamenti più o meno riusciti, a un chiacchiericcio vacuo, alla meschinità, al malaffare, alla viltà, alla patetica furberia, alla banalità, all’ostentazione, al raffazzonato strusciamento, al lecchinaggio, alla prevaricazione, alla derisione del “diverso” e/o del “debole”, all’inseguimento del titolo di miss o girl-leader,  alla dissimulazione, affermano, di contro, la lealtà, la fiducia verso il prossimo, l’onestà con se stesse e con gli altri. Ma soprattutto, la cosa forse più importante, esse sono la personificazione dell’inestirpabile fiducia in se stesse e nelle proprie capacità e potenzialità. Donne che, senza cedere, debolmente, ai diktat vigenti, vivono senza vergognarsi (senza rimozioni direbbe Freud), le proprie fragilità, accettandole, percependole con raziocinio come fonti di salvezza personale.
Non si tratta dunque di modelli deboli, come si vorrebbero far passare, ma di modelli “forti”, di donne, nonostante le limitazioni dell’epoca, autenticamente libere e da cui dovremmo imparare. Molto. Ri-leggendole.

Desireè Massaroni

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